venerdì 6 dicembre 2013

Quali giochi facciamo entrare a scuola??

Leggendo la rivista "Scuola dell'Infanzia" di questo mese, ho trovato molto interessante l'articolo "Giocattoli donati" di Penny Ritscher (esperta in educazione della prima infanzia). Il messaggio che ne ho colto è che a scuola si dovrebbe prestare una maggior attenzione alla tipologia di materiale ludico che si mette a disposizione dei bambini durante i momenti di "gioco libero". 
E' lodevole che le famiglie offrano in dono alle sezioni i giocattoli che i loro figli non usano più, ma al tempo stesso, come insegnanti, dobbiamo tenere in considerazione la qualità educativo-didattica di questi oggetti ludici, che a volte entrano addirittura in contrasto con i messaggi che trasmettiamo ai bambini durante le "attività programmate". 
L'autrice continua l'articolo suggerendo di prendere spunto dalla metodologia del "gioco euristico" ideato dalla pedagogista Goldschmied, che suggerisce di mettere a disposizione dei bambini oggetti di uso comune, quali ad esempio vasetti di yogurt, coperchi di barattolo, tende, ecc. 

Ecco come la penso io. 
Rifiutare dei giocattoli in buono stato donati dalle famiglie sarebbe un vero peccato, soprattutto vista la scarsità di materiale che caratterizza molte scuole italiane. 

Piuttosto, proporrei una loro "analisi" insieme ai bambini, in modo da capire insieme che, ad esempio, una bambola di plastica che parla e fa la pipì può essere usata per un certo tipo di giochi (soprattutto simbolici e di rielaborazione delle proprie relazioni ed esperienze personali come figli, fratelli, alunni, ecc.), ma che una pigotta di stoffa è più adatta per farci compagnia durante il riposino pomeridiano perché è morbida e trasmette un calore che la prima non è in grado di dare. In questo modo coglieremmo un'ulteriore occasione per educare i nostri bimbi, ricavando degli insegnamenti e facendo delle scoperte proprio grazie al modo in cui affrontiamo le situazioni nelle quali ci troviamo a vivere, compresa l'adozione di un nuovo giocattolo in sezione.

Invece, per quanto riguarda la proposta del "gioco euristico" (nella seconda parte dell'articolo), sono molto affascinata da questa tecnica (anche se non la conosco in modo approfondito), ma rimango dubbiosa nell'adottarla. Il mio timore è dovuto al fatto che, nell'era dei controlli degli ispettori scolastici e dei marchi CE su ogni elemento che entra nelle nostre aule, c'è davvero la possibilità di utilizzare del materiale "alternativo" che non nasce come "oggetto prettamente ludico"? Mi rendo conto che le sue potenzialità sarebbero enormi, sotto diversi punti di vista, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo della creatività, dell'immaginazione e del pensiero laterale, ma saremmo tutelate nel caso di un loro utilizzo libero da parte dei nostri bambini? 
Forse mi faccio semplicemente troppi scrupoli, ma credo che sia lecito, come insegnante responsabile, pormi certe domande...e cercare di dare loro risposta.



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